La quarantena in epoca di Coronavirus raccontata con un tono comico per staccarsi dal pensiero fisso di questa “peste” conpemporanea.

Uno spettacolo di puro intrattenimento sulle vicende della vita in “Corona Time” e non solo. Un vero e proprio “stand up”, parola che odio, ma si capisce prima.

Più che uno spettacolo è uno sfogo, un dirompente, dissacrante e per nulla edulcorato monologo comico; un bilancio degli ultimi tempi, soprattutto di questo pazzo e tragico momento che abbiamo appena vissuto e che in parte stiamo ancora vivendo: la PANDEMIA. Dovesse mai sembrare edulcorato, sarà colpa dell’amuchina. La mia quarantena raccontata con un tono semplicemente comico per divergere dal pensiero fisso della catastrofe e di questa “peste” contemporanea che ci ha colti. Un monologo tratto dalle esperienze che, vissute in prima persona, sono lo specchio di quelle fatte da tutti noi chiusi in casa, più o meno similmente.

Il racconto di un periodo in cui, in fila dal panettiere, ti senti immerso in una guerra chimica, armato di mascherina fatta con la carta forno e di guanti da sci, perché quelli monouso sono finiti. Un periodo in cui senti il lattaio dire che non si sa quando consegneranno il cioccolato perché deve attraversare le linee nemiche. Un periodo in cui avere un balcone o un cane da portare giù ti fa sentire il migliore del condominio. Un periodo che non si capisce: ma davvero è successo a noi?