Il riso è l’arma della libertà nelle mani del popolo.
Il riso combatte l’oppressione.
Il riso rischiara la coscienza dell’uomo e rivela un mondo nuovo.
In scena l'attore
Angiolino Filippini e
Giorgio Cervati, ricercatore in psicanalisi
Regia
Francesco Buffoli
Lo spettacolo è tratto dal capolavoro della letteratura rinascimentale francese “Gargantua e Pantagruel” di Rabelais e trae spunto dalla più sacra delle rappresentazioni – la messa – per sconfinare nel più sconcertante fenomeno usanza che abbia preso piede nelle chiese d’Europa: il “Risus Paschalis”, col suo potenziale dissacratorio e liberatorio.
“Fa ciò che vuoi” è l’incontro del sacro con il profano, della ritualità con l’irritualità, della cultura alta col linguaggio volgare, del Medioevo col Rinascimento, ovvero la Rinascita dell’uomo a partire dalla coscienza di “essere Corpo”: carne, ventre, sesso. Per dirla con Bachtin: “
Non si è mai riusciti a rendere il riso del tutto ufficiale. E’ rimasto sempre l’arma della libertà nelle mani del popolo.”
"Niente più muri, solo il libero arbitrio a governare l'uomo"
GIORGIO CERVATI
Intervallandosi alle parti recitate dell'attore, l'esperto di psicoanalisi Giorgio Cervati curerà un’indagine sull’uomo e racconterà di come Rabelais, con uno stile carnevalesco tutt’oggi incredibilmente provocatorio, continui a lanciare un vigoroso messaggio contro l’obbedienza passiva alle convenzioni e l’acquiescenza alle regole, anche a distanza di 500 anni. La sua è una posizione “libertaria”, sottolineata dall’assenza di muri di cinta, che segnano confini e limiti, e di campane o orologi, che scandiscono rigidamente i tempi della vita. I muri tolgono la libertà di essere dove si vuole essere, portano mormorazioni e maldicenza: niente del genere negli ideali di un Gargantua maturato dopo le fasi di conoscenza di se stesso e di ciò che lo circonda. Anche il tempo non sarà più tiranno, perché la felicità sta nella libertà di alzarsi, mangiare, lavorare, dedicarsi alla conversazione, allo studio e allo sport, secondo il piacere e l’opportunità, ma in piena consapevolezza delle conseguenze delle proprie scelte.
TRAMA
Il gigante Gargantua, figlio del gigante Grangola, re d'Utopia, viene partorito da un orecchio di sua madre Gargamella, per poi ricevere un'educazione di stampo medievale (messa in ridicolo nel libro e nello spettacolo).
Ad essa il padre trova rimedio grazie al saggio Ponocrate che insegna al giovane Gargantua un nuovo metodo di studio, aprendo la sua fulgida mente al pensiero rinascimentale umanista.
Quando, a causa di una lite fra mercanti di focacce e gli abitanti del paese di Gargantua, scoppia una guerra, grazie all'aiuto di fra’ Giovanni Fracassatutto, Gargantua vince l'esercito nemico e, a guerra finita, si dimostra molto clemente con i vinti; fra’ Giovanni è ricompensato con la costruzione di un’abbazia (Thélème), la cui unica regola sarà "Fa’ quello che vuoi".