Un gorilla si aggira in città e non è una scimmia!
David Tombolini, autore drammatico, vuole mettere in scena il proprio lavoro ad ogni costo e senza compromessi. Una decaduta diva del teatro, un impresario pragmatico e cinico, una ballerina sciocca, un boss della malavita, gli ostacoli che si frappongono alle ambizioni del giovane drammaturgo.
Unica ancora di salvezza un gorilla….
BEH… QUAL È IL PROBLEMA, ALLORA? ... SENTI, IO ORA TI DO UN CONSIGLIO…TI DO LO STESSO CONSIGLIO CHE DETTERO A ME TANTI ANNI FA … QUANDO AVEVO UN DILEMMA SIMILE…: TU DEVI FARE, CIÒ CHE DEVI FARE!
Regia
Alberto Cella
con
Lorenzo Iannace, David Tombolini
Giada Frisoni, Elena Canton
Emanuele Ghitti, Oleg Vasilyev
Stefano Maccarinelli, Scikà
Lucia Ferrara, Olivia Novikov
Ingrid Bodeo, Hellen Sinclair
Angiolino Filippini, Gualtiero Porcelli
Marco Guerrini, Paolo Vero
Giada Frisoni, Rosalba Franchetti
Emanuele Ghitti, Manuel Micheli
Il giovane scrittore teatrale David Tombolini vorrebbe mettere in scena il suo ultimo lavoro senza compromessi. David ritiene che le sue opere precedenti siano state rovinate da registi e operatori di settore inetti e inadeguati, che rimaneggiando i suoi testi hanno rovinato la sua arte. Ma la strada del successo è lastricata di insidie e così il giovane drammaturgo si vedrà costretto ad accettare numerosi compromessi pur di raggiungere il suo scopo.
Questo percorso porterà l’uomo e l’artista ad interrogarsi su sé stesso sulla realtà e a rivedere le certezze e priorità.
Da “Pallottole su Broadway” di Woody Allen una commedia spassosa e coinvolgente, in pieno stile Alleniano, ricca di stimolanti riflessioni sulla vita, sull’arte e sull’amore
George Bressens, negli anni Cinquanta, si prodigò nella stesura di un allegro motivetto titolato “Il Gorilla”, che recita nel ritornello l’esortazione, che casualmente, titola la nostra pièce “Attenti Al Gorilla”, adattamento teatrale di “Pallottole Su Broadway” di Woody Allen.
Questa spiritosa canzonetta (ripresa negli anni Sessanta in Italia da De Andre) parla di un gorilla scappato dalla gabbia (dov’era già ammirato dalle passanti per la prestanza di certe parti del corpo messe in bella mostra) che scatena la sua voracità sessuale su chiunque gli capiti a tiro.
Il gorilla liberato è simbolo dissacrante e sarcastico di un’emancipazione sociale e culturale, è la rivalsa istintiva dell’oppresso, il riscatto, la recriminazione dell’individuo che perpetra la sua vendetta dando sfogo ai più bassi istinti con maldestro e divertente (innocuo seppur violento) buonumore.
Il quadrumane incarna il lato istintivo bestiale (ma anche, in un certo qual modo eroico) del singolo ingabbiatosi in sé stesso e nelle proprie regole nel tentativo di elevarsi.
Lo scimmione espleta le urgenze emotive con radicale ed istintiva precisione. Sfoga con semplice ingenuità, non reprime. Allo stesso tempo, la fisicità possente e selvaggia (che catalizza l’immedesimazione nella forza soprannaturale e incontrollata, sempre efficace e all’occorrenza letale) trasfigura il soggetto in una super-eroica visione Marveliana di sé.
In “Pallottole su Broadway” Allen, con il suo solito sagace umorismo, attribuisce ad un Gangster prestato all’attività di guardia del corpo (un gorilla dal dubbio profilo morale) un inaspettato talento. Contro ogni previsione e aspettativa anche questo “Gorilla” come per Bressens, scappa dalla gabbia dove è costretto, e scatena quell’energia accumulata nella prigionia (costrizione) riversandola su ignari malcapitati. L’universo morale di quest’ultimo non viene minimamente intaccato dalla scoperta del suo inesplorato talento di natura artistica, tutt’altro; proprio questo, si rivela risolutore, con drammatica praticità, delle problematiche di spiccia utilità, sopravvenute nell’esercizio del nuovo interesse.
Quindi, in una visione non esclusivamente legata all’ambito culturale e più ampiamente speculativa, la redenzione artistica non coincide con la redenzione dell’individuo. L’uomo e l’artista procedono su binari paralleli. Il gangster, senza cercare la fama ma solo per espletare un’impellenza espressiva, intaglia a cesello l’opera perfetta che non ammette incrinature. Interviene perciò l’impeto selvaggio risolutore, suffragato da quell’universo morale che ha consentito la convivenza dell’individuo col “Gorilla”. A questo punto, l’uomo l’artista e il “Gorilla” si uniscono per salvare l’opera, incuranti delle conseguenze, pronti all’estremo sacrificio.
Consapevole dei rischi, il gorilla, sceglie che l’opera d’arte sopravviva all’artista e all’uomo.
Il riscatto culturale-sociale della persona passa attraverso l’arte e la liberazione di sé e si trasfigura oltre l’amor proprio verso l’immortalità.